di Francesco Taglialavoro
Si tratta di una acquisizione importante per il settore tech. Red Hat da 23 anni diffonde in ambienti professionali il sistema operativo Linux e diverso software sviluppato con tecnologie open source. Ibm è il gigante che tutti conoscono e che nasce 107 anni fa.
La più giovane società dal cappello rosso opererà come una distinta unità all’interno del team Ibm del cloud hybrid. Unendo le forze Ibm e Red Hat accelereranno l’impatto innovativo dell’open source in una più ampia scala. La cifra dell’operazione è di circa 34 miliardi di dollari, la notizia è stata annunciata da Red Hat sul proprio sito.
Per Ibm è la più grande acquisizione nei 107 anni di storia dell’azienda Usa. L’operazione aiuterà ad accelerare il passaggio al cloud computing tra i grandi clienti IT. Ibm diventerà il provider di cloud ibrido numero uno al mondo. Il cloud ibrido è un ambiente di cloud computing che utilizza cloud pubblico, cloud privato e soluzioni di terze parti, mettendo in comune il meglio delle varie piattaforme, alternando le modalità di servizio e attingendo tra cloud pubblico e privato in base alle esigenze di elaborazione. In pratica rende più dinamica e flessibile la gestione delle macchine e delle risorse.
Red Hat già da tempo collabora con Ibm che ora avrà il controllo diretto del suo ampio portafoglio di software open-source. Red Hat manterrà la sua sede centrale a Raleigh, in North Carolina e sarà un’unità distinta all’interno di Ibm Hybrid Cloud, che ha già un giro d’affari da 19 miliardi di dollari. L’amministratore delegato di Red Hat Jim Whitehurst ha spiegato che l’azienda manterrà un “livello di separazione” da Ibm per continuare a lavorare con fornitori di cloud computing come Amazon, Google e Alibaba, che in alcuni settori competono con la stessa Ibm.
L’accordo è stato approvato dai consigli di amministrazione di Ibm e Red Hat ma è in attesa del voto degli azionisti di Red Hat e degli organi regolatori.
L’esborso di 34 miliardi di dollari rappresenta una cifra enorme anche per un colosso come Ibm che ha un fatturato di 79 miliardi di dollari e che nel 2017 ha realizzato utili per 5,8 miliardi di dollari. Il pagamento avverrà cash e non tramite scambio di azioni e Ibm dovrà indebitarsi, anche se non ha spiegato nel dettaglio come farà.