God of War, le colpe dei padri e il destino dei figli

di Dario Marchetti

Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume. Perché nello spazio infinitesimale che intercorre tra due istanti il fiume è già cambiato, ma soprattutto siamo già cambiati noi. E allora non c’è da stupirsi se God of War, il titolo che segna il ritorno dell’omonima saga nata nel 2005 su Playstation 2, rappresenti un cambiamento a dir poco radicale, sia rispetto a se stesso che al resto dell’industria videoludica. Il gioco è da poco sbarcato in esclusiva, ca va sans dire, su Playstation 4. E giocarci è stata un’esperienza così potente ed inedita da farmi rivalutare di cosa sia capace un videogioco.

Realizzare un sequel all’altezza di un gran gioco è già di per sé un’impresa non proprio facile. Ma riprendere il filo di una saga dopo 5 anni di silenzio, mutando radicalmente il DNA dei precedenti capitoli, e farne un successo, è quasi impossibile. Eppure God of War ci riesce. Lì dove prima c’erano meccaniche ultra-adrenaliniche, ora c’è un combat system raffinato e che premia la tattica. Lì dove c’erano personaggi appena tratteggiati e monodimensionali, ora ci sono esseri umani con una storia da raccontare. Lì dove c’era un Dio della Guerra assetato di sangue, ora c’è un uomo che deve imparare a essere padre.

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Far Cry 5, il cuore oscuro dell’America di Trump

di Dario Marchetti

Da quasi dieci anni, con l’avvenuto passaggio da CryTek a Ubisoft, Far Cry porta avanti una tradizione videoludica fatta di pochi, ma roboanti, elementi: mappe gigantesche da esplorare liberamente, a piedi o su veicoli, location esotiche (Africa centrale, Malesia, pendici dell’Himalaya), situazioni da risolvere a colpi di arma da fuoco e un cattivone da dieci e lode al centro del palcoscenico di gioco. Per l’episodio numero 5, ambientato nelle foreste del Montana, Stati Uniti, e incentrato sulla lotta tra le forze dell’ordine e una setta di fanatici religiosi, capitanati dal carismatico Joseph Seed, la saga ha mantenuto i suoi stilemi, liberandosi però di certe meccaniche tediose e/o semplicemente inutili. Far Cry 5 è un gioco gigantesco, pieno di cose da fare, pieno di nemici a cui sparacchiare senza pensarci due volte e pieno di momenti a metà tra l’epico e il ridicolo. Ma non è di questo che voglio parlare. Continua a leggere

A Way Out, la fuga per la libertà è un passo a due

 

di Dario Marchetti

I giochi in modalità cooperativa non se la passano benissimo. Fatta eccezione per pochi titoli indie, i gioconi dal budget milionario si affidano alla formula “affronta la stessa missione di prima, ma insieme a un amico”. Insomma, ci sono pochissimi prodotti davvero pensati per far risplendere il valore della collaborazione tra due videogiocatori. Tra questi senza dubbio A Way Out, opera seconda di Josef Fares (già autore dell’ottimo Brothers: A Tale of Two Sons) e nuova aggiunta alla collana Originals di Electronic Arts, disponibile su PC, Xbox One e Playstation 4.

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Sea of Thieves, l’insostenibile leggerezza dei pirati

di Dario Marchetti

I videogiochi a tema piratesco degni di questo nome si contano sulle dita di una mano monca con tanto di uncino. Primo fra tutti, sua maestà Monkey Island, che sui luoghi comuni del genere ha costruito una delle serie punta-e-clicca più belle di sempre. Sea of Thieves, appena uscito su PC e Xbox One, porta sulle spalle non solo il peso del dover ridare lustro al settore dei filibustieri poligonali, ma anche di riportare in auge la Rare, software house che soprattutto in epoca Nintendo (Donkey Kong Country, Banjo-Kazooie, Goldeneye 007, Perfect Dark) aveva ottenuto uno status leggendario, salvo poi cadere in disgrazia negli ultimi 10 anni, con titoli dimenticabili e spesso dimenticati.

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Fe, il canto della foresta e la forza dell’empatia

di Dario Marchetti

Per scrollarsi di dosso l’immagine di multinazionale del videogioco, intenta a sfornare sequel di sequel di giochi sportivi (qualcuno ha detto Fifa?), da qualche tempo Electronic Arts ha dato vita alla “collana” degli EA Originals, ovvero titoli sviluppati da studi “indie” ma finanziati dal grande colosso. A due anni dal tenero e coccoloso Unravel, che ha indubbiamente ispirato questa iniziativa, gli Originals debuttano quindi con Fe, sviluppato dagli svedesi Zoink Games e disponibile su PC, PS4, Xbox One e Nintendo Switch.

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Italian Video Game Awards, trionfa Zelda ma l’Italia sa il fatto suo

 

Il Drago D’Oro è morto, viva il Drago D’Oro. Gli “Oscar” italiani del videogioco cambiano nome in Italian Video Game Awards e dopo sei anni traslocano da Roma a Milano. A trionfare è stata Nintendo, che si è portata a casa le due statuette più ambite, col Game of the Year per Zelda: Breath of the Wild e Best Game Design per Super Mario Odyssey. Tanti premi anche per produzioni di stampo più indipendente, di cui abbiamo parlato proprio su questo blog: Best Audio per Nier:Automata, Best Narrative per Prey, Best Art Direction per Cuphead e Best Character per Senua, protagonista di Hellblade.

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Dragon Ball FighterZ, videogiochi animati e trionfo della nostalgia

di Dario Marchetti

A un ragazzino degli anni ‘90 cresciuto a pane e Dragon Ball come me, all’epoca le traduzioni videoludiche del capolavoro di Akira Toriyama risultarono parecchio deludenti. Su una grigia Playstation giravano infatti solo Ultimate Battle 22, uno scarno e grottesco gioco in finto 3D dai controlli incomprensibili, e Final Bout, questo in 3D vero ma ambientato nell’odioso universo di Dragon Ball GT, un’eresia creativa che ancora oggi non trova giustificazione alcuna. Dal 1996 a oggi sono passati vent’anni e moltissimi giochi a tema, tutti ignorati a vario titolo per evitare di ricadere nei dolorosi ricordi di quei tempi. Fino all’arrivo di FighterZ, ultima iterazione appena sbarcata su console e pc.

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Q*bert Atari ingannato da A.I. con evolution strategy

Nell’Università di Friburgo, testando un software di intelligenza artificiale per insegnare a un computer come giocare ai videogames, i ricercatori Patryk Chrabaszcz, Ilya Loshchilov e Frank Hutter hanno ottenuto uno strano risultato. Il software ha trovato una “interessante soluzione” per il famoso gioco Q*bert per Atari diversa dalle normali logiche del gioco.

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