Dragon Ball FighterZ, videogiochi animati e trionfo della nostalgia

di Dario Marchetti

A un ragazzino degli anni ‘90 cresciuto a pane e Dragon Ball come me, all’epoca le traduzioni videoludiche del capolavoro di Akira Toriyama risultarono parecchio deludenti. Su una grigia Playstation giravano infatti solo Ultimate Battle 22, uno scarno e grottesco gioco in finto 3D dai controlli incomprensibili, e Final Bout, questo in 3D vero ma ambientato nell’odioso universo di Dragon Ball GT, un’eresia creativa che ancora oggi non trova giustificazione alcuna. Dal 1996 a oggi sono passati vent’anni e moltissimi giochi a tema, tutti ignorati a vario titolo per evitare di ricadere nei dolorosi ricordi di quei tempi. Fino all’arrivo di FighterZ, ultima iterazione appena sbarcata su console e pc.

Videogiochi animati
Alla prima immagine di FighterZ, la cosa che più mi ha colpito è stata l’incredibile fedeltà ai cartoni animati. Un espediente tecnico, quello del “cel shading”, già utilizzato da altri titoli in passato, ma che qui brilla a tal punto da risultare quasi indistiguibile da quanto visto in tv. Non nuoce poi il fatto che il gioco goda di una storia originale tutta sua, che pur non risultando così entusiasmante funziona da espediente per chiamare in causa praticamente tutti i personaggi dell’universo di Dragon Ball, un compendio in grado di riassumere decenni di gloriose battaglie per Goku e compagni. Oltre alle canoniche modalità previste da ogni picchiaduro che si rispetti, multiplayer online compreso, abbiamo apprezzato particolarmente proprio la modalità Storia, che mescolando i match con elementi da gioco di ruolo e strategia aggiunge un pizzico di profondità a quella che, altrimenti, sarebbe solo una sequela di mazzate e intermezzi.

Facile da imparare, difficile da padroneggiare
Per chi, come il sottoscritto, non è un esperto di picchiaduro, risulta sempre importante un sistema di controllo che non risulti “repellente”. FighterZ adotta un sistema di combo semplificato, realizzabili con la pressione ripetuta dello stesso tasto, via via stratificabili fino a ottenere catene di attacchi sempre più complesse. Non si tratta di “button mashing”, cioè di ditate a caso sul controller, visto che bisogna sempre rispettare un certo ritmo per portare a segno calci, pugni e onde energetiche. E come già visto in altri titoli, anche qui c’è una barra di energia che può essere caricata più volte, accumulando potere da spendere strategicamente per questo o quell’attacco speciale.

Dai fan, per i fan
Dicevamo di FighterZ come un compendio della dottrina made in Toriyama. Non solo: gli sviluppatori hanno riempito il gioco di dettagli maniacali che solo i veri fan riconosceranno in un batter d’occhio. Certe animazioni, dialoghi, inquadrature e scene d’intermezzo si verificheranno infatti solo a certe condizioni, magari con certi personaggi in lotta in una certa ambientazione. Si finisce così per ricreare fedelmente alcune scene epiche dell’anime, con alti indici di gradimento per chi gioca ma anche per chi fa da spettatore. Sulla longevità del gioco, visti anche i tanti elementi estetici sbloccabili e le possibilità di personalizzazione, c’è poco da discutere. A noi, che siamo “picchiaduristi” della domenica, ha fatto piacere naufragare e prenderci a mazzate nel dolce mare della nostalgia anni ‘90.

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