The Messenger, l’antidoto alla nostalgia è un ninja in viaggio tra i bit

 

di Dario Marchetti

Il mercato digitale dei videogiochi è inondato da una marea di titoli che puntano a conquistare frotte di giocatori nostalgici con grafiche quadrettose e suoni retrò. Ma solo pochi di questi riescono ad andare oltre l’apparenza, catturando anche la magia e le meccaniche di quell’era a cavallo tra gli ‘80 e i ‘90 per costruire un ponte videoludico tra passato e presente. E’ il caso di The Messenger, una piccola grande lettera d’amore sottoforma di pixel, che noi abbiamo provato nella versione per Nintendo Switch.

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Marvel’s Spider-Man, nella morsa dell’Uomo Ragno

 

di Dario Marchetti

Tra cinema e fumetti, non si può dire che ultimamente Spider-Man se la passi male. Ma sotto il profilo videoludico l’arrampicamuri di casa Marvel ha dovuto attraversare un nuovo millennio partito sì da ottime basi, con due giochi usciti su Playstation tra 2000 e 2001, ma poi scaduto in un mare di tie-in cinematografici e titoli con buone idee di partenza ma riusciti solo in parte (Ultimate, Web of Shadows, Shattered Dimensions, Edge of Time). Ecco perché oggi Marvel’s Spider-Man, dal 7 settembre in esclusiva su Playstation 4, non è solo un videogioco importante, ma un videogioco necessario. Quello che serviva per restituire al buon Peter Parker la sua giusta dimensione poligonale.

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Call of Duty: Black Ops 4, impressioni dalla Closed Beta

di Dario Marchetti

La rotazione triennale messa in piedi da Activision per Call of Duty, con tre diversi studi di sviluppo che a turno rilasciano un nuovo episodio del franchise, è allo stesso tempo croce e delizia del re degli fps. Che da un lato risulta sempre fresco, vista l’alternanza di menti e idee, ma dall’altro rischia di scontentare una certa cerchia di fan, delusi dal cambio di passo nella velocità e nelle meccaniche di gioco. Call of Duty: Black Ops 4, in uscita il 12 ottobre, rappresenta sicuramente una grande rottura rispetto al passato. Prima di tutto perché manca una campagna da giocatore singolo, che fino ad ora era stata elemento imprescindibile anche per un videogame celebre per le sue partite online. E poi per la sua chiara volontà di mescolarsi con alcuni grandi trend del momento. Noi ci siamo fatti qualche partitella in multiplayer durante la recente Closed Beta. Ecco come è andata.

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Prey: Mooncrash, il lato oscuro della Luna

di Dario Marchetti

DLC. Tre lettere che stanno per Downloadable Content, contenuto scaricabile. E che per molti giocatori rappresentano uno degli aspetti più bui dell’industria videoludica. Nati con l’intento di estendere la vita di un videogioco oltre la sua conclusione naturale, con livelli, missioni e oggetti aggiuntivi, spesso gli editori li hanno utilizzati per fare soldi facili sbloccando contenuti risibili e magari già presenti sul disco di gioco. Mooncrash, primo DLC dell’ottimo Prey (già recensito su queste pagine, giocarci è un ordine!), cambia radicalmente quel paradigma, con una filosofia lontana anni luce da quella degli spillasoldi.

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Minit, fuori in sessanta secondi

di Dario Marchetti

L’evoluzione dei videogiochi è sempre stata prima di tutto un’evoluzione tecnica, con il comparto grafico, via via sempre più fotorealistico, a fare da indicatore dello stato dell’arte. Ma c’è una seconda traccia di lettura, una strada parallela, che ha a che fare con le possibilità e gli espedienti narrativi del mezzo. Una traccia ri-scoperta in tempi recenti grazie all’ondata dei cosiddetti “indie”, un termine ormai abusato, che con il ritorno alla semplicità degli 8 e 16 bit ci ha, volenti o nolenti, riportato ai minimi termini del mezzo. E visto che gli stenti aguzzano l’ingegno, spesso proprio da questo mondo sono spuntate fuori idee geniali.

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Intermundia Genesis, quando il reale incontra il virtuale

 

di Dario Marchetti

Scrivere un libro sui videogiochi è cosa abbastanza facile. Basta entrare in una qualsiasi libreria per trovare interi scaffali zeppi di volumi che espandono le storie degli universi videoludici di Halo, Assassin’s Creed, Gears of War e tanti altri. Ma scrivere un libro che faccia vivere al lettore le dinamiche di un videogioco, raccontando insieme il mondo virtuale e quello reale, con regole diverse ma spesso simili, è tutt’altra cosa. L’esperimento più celebre, grazie anche al recente film di Steven Spielberg, è quel Ready Player One di Ernest Cline, praticamente un’overdose di nerd power e nostalgia anni ‘80. Temi che oggi vanno di grande moda ma che nel 2010, quando il libro uscì, erano molto più di nicchia. Nello stesso filone, anche se con presupposti molto diversi, si inserisce Intermundia Genesis, primo libro di una trilogia scritta da Giorgio Catania, videogiocatore accanito e giornalista, che oggi lavora in Aesvi, dove si occupa dei rapporti con gli sviluppatori nostrani.

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Onrush, questo non è un gioco di corse (anche se lo sembra)

 

di Dario Marchetti

Arrivare alla linea del traguardo prima degli altri. O magari segnare il miglior tempo del tracciato. A conti fatti sono queste le grandi, inevitabili, ossessioni dei videogiochi di corse. Che tranne le dovute e notevoli eccezioni, sono rimasti quasi sempre ancorati ai più classici degli obiettivi. E forse, dopo quasi quarant’anni di giochi di guida (dalla F1 al Rally, passando per le Micro Machines), la cosa era venuta a noia anche a quei geni di Codemasters, che per sparigliare le carte in tavola si sono inventati Onrush, che più che a un simulatore di corse assomiglia a uno sparatutto online. E riesce persino ad essere dannatamente divertente.

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Dark Souls Remastered, la morte si fa bella

di Dario Marchetti

Ci sono videogiochi che non reinventano la ruota ma fanno il botto, conquistano la critica e i giocatori ed entrano di diritto nella storia (e nella memoria). Altri invece si muovono silenziosi, in punta di piedi, poi con tenacia si fanno spazio e nel giro di pochissimo finiscono per ridefinire un intero genere. È il caso di Dark Souls, che dal 2011 a oggi ha pervaso ogni ambito dell’universo videoludico, con infinite schiere di imitazioni più o meno dichiarate. Quasi tutte, è il caso di dirlo, malamente riuscite. E se consideriamo che il suo predecessore spirituale Demon’s Souls uscì solo su Playstation 3, mentre Dark Souls arrivò alla fine del ciclo della precedente generazione di console, l’uscita dell’edizione Remastered su PC, Xbox One, Playstation 4 e presto in versione portatile su Nintendo Switch, ha un’importanza che va molto oltre la componente tecnica.

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