di Dario Marchetti
Negli ultimi cinque anni il mondo dei videogiochi in Italia ha fatto passi da gigante. Certo, non siamo ancora ai livelli di altri paesi europei, come Francia, Gran Bretagna e Polonia, ma un mercato florido e in costante crescita e un grande, grandissimo fermento nel settore della produzione, cioè quello degli studi di sviluppo, non può che far ben sperare. Con la sola speranza però non si arriva molto lontano.
Ecco perché c’è una battaglia che Aesvi, l’associazione degli editori e sviluppatori di videogames, sta portando avanti da tempo per affermare il videogioco come medium culturale e opportunità di business. E non a caso al centro del Games Industry Day 2017 c’è stato lo stretto dialogo tra industria e istituzioni, in particolare per l’attuazione di quella Legge Cinema, approvata l’anno scorso e prossima all’attuazione, che per la prima volta introduce concrete misure di sostegno alla produzione videoludica.
Una legge fondamentale perché l’Italia non è (ancora) un paese a maggioranza di grandi studi, bensì uno scenario fatto soprattutto di piccoli sviluppatori indipendenti il cui primo problema è riuscire a trovare finanziamenti e/o agevolazioni fiscali per riuscire a realizzare i propri prodotti. Vediamo allora i benefici previsti dalla legge:
- Tax credit per la produzione
Un credito di imposta al 25% per le produzioni nostrane e al 30% per gli studi stranieri che decidono di investire da noi. Per gli sviluppatori italiani ci sono risorse dedicate per 5 milioni di euro, gli incentivi per investitori esteri saranno coperti dai 25 milioni di euro stanziati per tutti i settori dell’audiovisivo. - Tax credit per la distribuzione
Misura prevista anche per la diffusione internazionale di titoli italiani e fondamentale per sostenere i tanti studi che operano in regime di self publishing, senza quindi appoggiarsi a un grosso editore. - Contributi automatici e selettivi
In base a diversi criteri, alcuni dei quali andranno adattati in base alle esigenze del mondo videoludico, ci sono più di 80 milioni di euro stanziati per tutti i settori dell’audiovisivo. Un piatto molto ricco che sosterrà sia la fase di produzione che quella post-lancio.
Insomma, un ottimo primo passo nel dialogo tra istituzioni e industria, dialogo che deve andare avanti se si vuole trasformare l’Italia in un paese che sia davvero appetibile anche per le grandi “multinazionali” dei videogiochi. Al momento burocrazia e pressione fiscale rimangono, come in tanti altri settori, i principali ostacoli da smussare o abbattere. Il potenziale però, come dimostrano due titoli come Last Day of June e Mario + Rabbids: Kingdom Battle (tanto per citarne due recenti e di successo internazionale), c’è tutto. E se non credete a me, cliccate sul video qui sotto e lasciatevi convincere dai volti e dalle parole di chi, in Italia, quei videogiochi li realizza con passione, testardaggine e un pizzico di genialità.