di Dario Marchetti
Mario e Sonic sono state (e sono tutt’ora) due grandi mascotte dell’universo videoludico. Ma se col passare degli anni l’idraulico italiano di casa Nintendo è riuscito a evolversi, diventando protagonista negli anni di titoli sempre innovativi e di grande qualità, lo stesso non può dirsi per il porcospino blu di Sega. Che dopo un epoca d’oro vissuta sul Mega Drive dalla fine degli anni ‘90 e con l’avvento delle tre dimensioni, Sonic è scivolato in un terribile limbo fatto di giochi tediosi e scadenti. Anno dopo anno, generazione dopo generazione di console, Sega ha provato e riprovato a indovinare una formula corretta, riuscendo però solamente a inanellare una lunga serie di dolorosissimi flop. A Sonic Mania, appena uscito su PC, Xbox One, PS4 (e presto su Nintendo Switch), è stato quindi affidato un compito mica da poco: salvare Sonic da sé stesso.
Dai fan, per i fan
Il bello di Sonic Mania è questo: a lavorarci non sono stati i programmatori e i game designer di Sega, impegnati sul prossimo venturo Sonic Forces, ma dei fan di vecchia data molto speciali. Christian Whitehead e Simon Tomley, questi i loro nomi, sono infatti le menti dietro alcune rielaborazioni di giochi di Sonic, i cosiddetti “fan game”, oltre che delle versioni di Sonic 1 e 2 che oggi tutti possiamo giocare su iOS e Android. Chi meglio di loro, quindi, poteva sapere cosa volevano i fan da un nuovo gioco dedicato al porcospino più veloce del Giappone?
A spasso nel tempo
Il canovaccio di questo episodio vede Sonic, la volpe Tails e l’echidna Knuckles contro il nemico di sempre, il dottor Robotnik. Che stavolta, utilizzando i poteri di una pietra misteriosa, li spedisce a spasso nel tempo e nello spazio. Ecco che allora Sonic Mania si presenta come un remix, un minestrone, un “best of” che pesca il meglio da ognuno di quei magici titoli degli anni ‘90: il gameplay è principalmente quello di Sonic 2, con la possibilità di controllare alternativamente più personaggi ed effettuare mosse speciali; tra i 12 livelli fanno capolino vecchie glorie e nuove proposte e non mancano “bonus stage” ispirati a quelli di Sonic 3D e Sonic CD. In pratica tutto, o quasi tutto, è esattamente come ce lo ricordavamo. E spesso anche meglio.
Come prima, più di prima
Il motore grafico di Sonic Mania, realizzato dallo stesso Whitehead, è un miracoloso raccordo tra i pixel bidimensionali dell’epoca e la risoluzione a 4K dei nostri anni. Tutto si muove con una fluidità fuori dalla norma, con Sonic che (finalmente) torna quindi a correre a rotta di collo, senza inciampare in tediose fasi a piattaforme o meccaniche di gioco prive di senso. Sonic Mania, insomma, è un tripudio di nostalgia (tra le opzioni grafiche c’è anche il filtro per tornare ai tempi del tubo catodico), un glorioso e sentito tributo ai bei tempi che furono. E nessuno, dagli adolescenti di trent’anni fa a quelli di oggi, può permettersi di snobbarlo. Allo stesso tempo però è un gioco che fa male al cuore, la prova inconfutabile di come mentre il mondo videoludico sia andato avanti, Sonic sia rimasto fermo al 1991. La speranza, ma non c’è da farci troppo affidamento, è che il prossimo Sonic Forces, in arrivo entro 2017, riesca a rompere questa eterna maledizione. Restituendoci un porcospino cosciente sì del proprio passato, ma anche pronto a correre verso un nuovo, luminoso futuro.