Ghost Recon: Wildlands, il fascino indiscreto dei Narcos

di Dario Marchetti

Prima con la rocambolesca fuga del “Chapo” Guzman dal carcere, poi con la strabiliante serie tv Narcos, prodotta da Netflix, negli ultimi tempi la figura del narcotrafficante sudamericano è tornata al centro della cultura pop. E i videogiochi, inutile dirlo, non vogliono mancare all’appuntamento. Merito di Ubisoft, che con Ghost Recon: Wildlands, ultimo episodio della saga intitolata ai lavori di Tom Clancy, ci porta tutti in Bolivia, tra foreste lussureggianti, strade piene di buche e un impero criminale da smantellare, indovinate un po’, a colpi di arma da fuoco. “Plata o plomo”, come recita un mantra contemporaneo.

A differenza dei predecessori, sempre molto improntati al realismo e alla serietà, Wildlands punta tutto su una scrittura sopra le righe, con buoni, ma soprattutto cattivi, che più esagerati non si può. Come ad esempio El Sueno, signore della droga, tatuato da testa a piedi, che vuole trasformare il suo cartello di Santa Blanca in un vero e proprio stato-nazione. Una scelta che da un lato alleggerisce il titolo e lo rende più godibile anche per partite mordi e fuggi, ma che dall’altro diluisce tutto in una serie infinita di battute (“one-liners” le chiamerebbero gli americani) spesso stucchevoli e poco divertenti. Un peccato perché gli sviluppatori hanno passato diverse settimane in Bolivia per riprodurne in maniera certosina le fattezze topografiche: il risultato è una mappa di gioco immensa, esplorabile liberamente a piedi o a bordo di diversi veicoli, ma un po’ ripetitiva e non sempre interessante. Lode invece alla splendida colonna sonora, ideata e realizzata dal rocker Alain Johannes (nato in Cile), polistrumentista e deus ex machina di formazioni storiche come Eleven e Queens of The Stone Age.

In termini di giocabilità, Wildlands mescola movimenti in terza persona con combattimenti a fuoco in prima persona (ma l’inquadratura è modificabile a piacimento), in un minestrone ben riuscito di stili. Come in altri giochi Ubisoft, prima di molti attacchi è possibile perlustrare la zona, identificare il numero di nemici e salvare la posizione di risorse utili. Stavolta lo strumento prescelto è un pratico drone di ultima generazione, in grado di volare sopra le testoline dei narcos e offrirci una visuale panoramica della base che stiamo per mettere a ferro e fuoco. Un compito molto più divertente se affrontato insieme ad altri tre amici in cooperazione online, visto che Wildlands vede protagonisti quattro agenti che, in caso di partita in solitaria, saranno comandati principalmente dall’intelligenza artificiale. Gente come Pablo Escobar, insomma, è meglio affrontarla in compagnia di qualche valido alleato. Buona caccia.

Ghost Recon Wildlands è già disponibile su PC, PS4 e Xbox One

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