Pokémon Let’s Go, generazioni a confronto

di Dario Marchetti

Non è né un gioco della serie tradizionale né un passatempo formato smartphone come Pokémon GO (nonostante le somiglianze nel nome). Con Let’s Go, appena uscito su Switch, Nintendo ha infatti partorito una terza via, un punto di incontro in grado di tornare a far sognare chi ha conosciuto i mostriciattoli sui pixel grigio-verdi del Game Boy e di accogliere chi ha imparato ad amarli solo di recente, in formato app.

Come? A conti fatti, Let’s Go (nelle due versioni, Pikachu o Eevee) è una riproposizione in chiave tridimensionale di Pokémon Giallo, versione “definitiva” della prima generazione dei mostri tascabili, ambientata nella regione di Kanto. E per chi ha passato estati ed inverni sullo schermetto della prima portatile di casa Nintendo, il colpo d’occhio è pazzesco, un po’ come quando si torna da adulti nei luoghi di infanzia. Perché per anni ci siamo dovuti ingegnare a trasformare, col beneficio dell’immaginazione, ammassi di pixel grigi (o con pochi, semplici, colori) in mitiche creature da catturare e far combattere. E ora ce le ritroviamo in technicolor e tre dimensioni, immerse in ambientazioni ricche di vita, suoni e colori. Kanto, insomma, non è mai stata così bella.

La struttura, e anche la storia così come centinaia di piccoli dettagli, sono identiche al passato. Ma Let’s Go intruduce tante piccole migliorie per rendere il gioco meno ostico e/o frustrante. Come la possibilità di vedere i Pokémon selvatici, evitando quelle decine e decine di scontri casuali derivanti dalle passeggiate nell’erba alta. Oppure quella di far guadagnare punti esperienza a tutti i mostri in squadra, e non solo a quelli che hanno partecipato attivamente allo scontro, funzione che nei vecchi titoli andava ottenuta attraverso uno specifico oggetto. Ma dicevamo anche dell’influenza di Pokémon GO, che si fa sentire con una novità abbastanza radicale, ovvero l’assenza di lotta negli incontri coi Pokémon selvatici, trasformati in gare d’abilità nel lancio della Pokéball, esattamente come sull’app per smartphone. Dalla quale sarà anche possibile trasferire i mostri catturati direttamente su Switch. I combattimenti “classici” sono stati limitati a quelli con altri allenatori e coi leader delle varie palestre.

In sostanza Let’s Go è un gioco più leggero in termini di meccaniche, visto che manca parte di quella sfilza di statistiche che i fan più sfegatati utilizzano per determinare la forza di un Pokémon. Ma la semplificazione non è un male assoluto, anzi, restituisce a questo titolo un sapore di spensieratezza, insieme di scoperta e ri-scoperta, regalandoci una vera esperienza da giovani allenatori con tanto di Pokémon al seguito o, perché no, in sella a uno di essi. In mezzo c’è il piano del Team Rocket da sgominare, l’avventura nell’ignoto della Grotta degli Zubat, la prima, leggendaria, lotta contro i Superquattro e tanti altri epici ricordi. Chi era in cerca dell’agonismo e del tecnicismo rimarrà deluso, e dovrà aspettare il prossimo titolo, attualmente in cantiere. Per tutti gli altri, vecchi e nuovi allenatori, Let’s Go sarà un piacevole tuffo nel passato con uno sguardo puntato al presente e al futuro. E Nintendo, come da tradizione ultra-secolare, non lascia indietro nessuno.

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