Ecco Playstation 5, l’airone bianco del Sol Levante

di Dario Marchetti

E’ un airone? E’ un purificatore d’aria? No, è la Playstation 5. E forse nessuno se la aspettava fatta proprio così. Così leggera (alla vista), così fuori dalla norma, così priva di angoli e spigoli. Così divisiva, ecco. Perché se con la prossima Series X Microsoft ha reiterato una scelta di design già sperimentata dalla Xbox One S, tramutata poi in un corposo parallelepipedo nero più vicino a certi case da PC che a una classica console, dal Sol Levante hanno invece sparigliato le carte, riportando in auge l’idea di quelle linee curve che già furono di PS3, malignamente definita da alcuni “la bistecchiera”, ma cercando di dare un tocco alieno/futuristico alla macchina.

Bicolore, così come il nuovo controller Dual Sense, con un corpo centrale nero abbracciato da due vele bianche, che quasi sembrano arrivare dal celebre castello di Himeji, Playstation 5 ha immediatamente separato l’internet in schiere di adoratori e detrattori, follower e hater, apocalittici e integrati. E questo è un bene, perché di scatolotti un po’ tutti uguali ne abbiamo già a sufficienza. La cosa più interessante sarà in realtà capire quanto questo design, dimensione puramente estetica a parte, migliorerà i problemi di queste macchine. Che nell’architettura interna somigliano sempre di più a un PC vero e proprio, ma che con quei PC non condividono, per ovvi motivi, gli stessi mezzi. Se in un case di medio formato ci entrano ventole aggiuntive, radiatori, sistemi di raffreddamento a liquido e schede grafiche gargantuesche, le console devono fare i conti con praticità, facilità d’uso e rapporto costi/benefici. La PS4 ad esempio, soprattutto nella versione Pro e con certi titoli impegnativi, soffre di una gestione termica che porta le ventole a girare come i reattori di un Harrier.

Playstation 5 arriverà poi in due versioni, entrambe utilizzabili sia in orizzontale che verticale: una con lettore di dischi Blu-ray 4K e l’altra senza slot, pensata per un mondo interamente digitale in cui i giochi si scaricheranno e basta. La seconda dovrebbe costare di meno, anche se sui prezzi non si sa ancora nulla, e avere un design leggermente più gradevole in quanto sprovvista della “pancia” che ospita il lettore. Lettore che a questo giro oltre che soddisfare i collezionisti dei giochi in formato fisico, servirà davvero molto di più come supporto per gli amanti del cinema ad altissima definizione. Questo perché l’architettura di Playstation 5 ruota attorno a un disco a stato solido concepito ad hoc, in grado di spostare e gestire grandissimi quantitativi di dati, circa 5.5GB al secondo, per fornire grafica in 4K a 120 frame al secondo con tempi di caricamento ridottissimi, se non impercettibili. Una rivoluzione copernicana rispetto ai dati letti da disco ottico o da hard disk meccanico, come accaduto fino ad oggi nel settore (Nintendo Switch esclusa).

E se vi sembra roba da tecnici, aspettate di vederne i risultati. Per ovviare al problema di caricamento dei dati, negli anni gli sviluppatori se ne sono dovuti inventare di ogni. In quanti giochi vi siete dovuti sorbire lunghe salite in ascensore oppure vedere il vostro personaggio costretto a dimensarsi per attraversare qualche stretto passaggio? Tutti trucchi per nascondere ai nostri occhi il caricamento della prossima area di gioco. Soluzioni che ora gli sviluppatori non saranno più costretti a usare, per concentrarsi finalmente su tutto il resto del gioco. En passant, Sony ha anche mostrato qualche assaggino di titoli come il sequel di Spider-Man, dedicato stavolta al giovane Miles Morales, il ritorno di Ratchet & Clank, sempre per mano di Insomniac, il secondo capitolo del fortunato Horizon e l’attesissimo remake di Demon’s Souls, il titolo PS3 che diede inizio al genere Soulslike. Insomma, che piaccia o meno, l’aspetto più appetitoso di Playstation 5 (così come della rivale Xbox) rimane quello al suo interno, così come il software che accompagnerà l’hardware. Da queste scelte dipendono, in fondo, il successo duraturo di una macchina del genere, che deve accontentare il giocatore estemporaneo e insieme quello esigente. Che spesso, in entrambi i casi, hanno queste macchine nascoste dentro un mobiletto e non esposte su di un tavolo. Il design conta, certo. Ma forse più per l’intenzione che c’è dietro che per il risultato estetico. Non sarà certo quello a respingere potenziali acquirenti, ma magari riuscirà nell’impresa di attirarne di completamente nuovi. La guerra è appena all’inizio, appuntamento alle feste natalizie.