Star Wars Jedi: Fallen Order, il ritorno videoludico di una galassia lontana lontana

di Dario Marchetti

C’eravamo quasi dimenticati quanto potesse essere bello un videogioco dedicato a Star Wars. Era dai primi anni duemila, con Jedi Outcast e Jedi Academy, con Battlefront e Knights of the Old Republic (Kotor, per gli amici), che la Forza non scorreva così potente nel reame videoludico. Tanto che dopo gli ultimi patatrac, vedi le lootbox di Battlefront II e una serie di cancellazioni crudeli, sembrava che Electronic Arts avesse perso completamente la bussola spaziale. E invece.

Invece succede che Jedi: Fallen Order non solo è un gran bel gioco starwarsiano, ma anche una delle più belle sorprese di questo 2019. Non privo di difetti, certo, come stiamo per raccontare. Ma in grado di ricordarci che esiste molto altro al di là del restrittivo nuovo canone teen-oriented voluto dalla Disney. Prima di tutto perché questo gioco se ne frega dell’attuale trilogia, agganciandosi fortemente alle conseguenze di quell’Ordine 66 che andava a chiudere l’Episodio 3. E si collega con Rogue One e dunque anche coi prodromi di Episodio 4, l’origine sacra dell’epopea di George Lucas.

Il protagonista della vicenda è Cal Kestis, giovane Jedi che vive sotto mentite spoglie in uno sfasciacarrozze spaziale su Bracca, miracolosamente sopravvissuto all’Ordine 66 quando era ancora un Padawan. Ma l’Impero non ha smesso di cercare i Jedi sfuggiti alla retata, e quando deve utilizzare la Forza per salvare un amico in pericolo, ecco che si ritrova nuovamente catapultato in una lunga avventura con un obiettivo mica da poco: ricreare l’ordine dei Cavalieri Jedi. Nonostante il volto e la voce prestati dall’attore Cameron Monaghan, Cal ha purtroppo l’appeal di un tostapane rotto, colpa anche di una scrittura dei suoi dialoghi che sale e scende come un ottovolante e si stabilizza solo verso la fine. Molto meglio invece i vari comprimari, tra cui il pilota Greez, il robottino BD-1 e la compagna d’avventura Cere Junda, Jedi che ha rinunciato alla Forza dopo aver tradito la propria allieva.

Ma protagonisti sono anche i pianeti, ben sei, che potremo esplorare con grande libertà anche in termini di ordine. Dal pacifico Bogano al terrificante Dathomir, passando per le montagne di Zeffo e i ghiacci di Ilum fino alle foreste colossali di Kashyyk, tutti questi mondi sono strutturati come giganteschi livelli da esaminare centimetro per centimetro, alla ricerca di segreti, oggetti e lore. La struttura dell’esplorazione è infatti quella tipica di Metroid: grosse mappe che andranno ripercorse a più tappe nel corso della storia, con nuove aree accessibili una volta ottenuti nuovi poteri.

Ma Metroid non è l’unica saga a cui si sono ispirati i ragazzi di Respawn Entertainment. Perché la parte relativa al combattimento deve moltissimo a Dark Souls e Sekiro: Shadows Die Twice di From Software: al secondo, in particolare, un sistema che si basa su parate eseguite alla perfezione per “rompere” la guardia dell’avversario di turno e attaccare con la spada laser, magari rispedendo al mittente un colpo di blaster. Che unito ai poteri della forza crea un gameplay spettacolare ma tattico, dove premere tasti a caso equivale a una morte rapida. Da Dark Souls, invece, pesca il sistema di cura, con “pozioni” che potranno essere ristorante solo riposando in un punto di meditazione, in sostanza punti di salvataggio nei quali spendere anche punti esperienza per potenziare il nostro Jedi. Nel contempo, però, facendo anche risorgere i nemici appena sconfitti, meccanica che se in Dark Souls aveva anche una validità narrativa, qui appare appiccicata in maniera un po’ sguaiata e poco coerente con l’universo di SW.

Difettucci a parte, comprese alcune problematiche nei controlli in certe sezioni acrobatiche, Fallen Order recupera il senso dell’avventura tipico della prima trilogia e di buona parte dell’universo espanso cancellato con un colpo di spugna dalla Disney, ritrovando in qualche momento lo spirito space-fantasy che contraddistingueva la concezione iniziale che Lucas aveva di questo mondo ormai diventato patrimonio di tutti. Il tutto con un’impostazione dichiaratamente single player che in un mondo di online a tutti i costi risulta terribilmente soddisfacente e necessaria, come già ci avevano ricordato God of War e altri titoli recenti. Che la Forza sia con noi, lo speriamo davvero, perché ora toccherà tirare fuori un sequel di questo nome. Sprecare un opportunità così sarebbe davvero un atteggiamento da crudeli Sith.

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