Code Vein, i vampiri del futuro siamo noi

di Dario Marchetti

Sarebbe molto facile bollare Code Vein come l’ennesimo epigono di Dark Souls. In poco meno di dieci anni il titolo culto di From Software, divenuto a tutti gli effetti un genere a sé, sembra aver infettato le menti di sviluppatori giapponesi e occidentali, generando una lunga lista di figli e cugini che non sempre ha regalato grosse soddisfazioni, scadendo qualche volta nel manierismo puro. Nel caso di Code Vein, ai primi trailer pubblicati il popolo dei gamer aveva prontamente emesso la sentenza: Dark Souls ma coi vampiri giappi in stile anime. Caso chiuso?

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Borderlands 3, nello spazio tutti possono sentirti sparare

di Dario Marchetti

 

A qualcuno piacciono le partite frenetiche, online, con le gare all’ultima kill (dico a te, Call of Duty). A qualcuno piacciono le partite frenetiche, offline, con demoni da smembrare in rapida successione (dico a te, Doom Eternal). A qualcun altro invece piace prendersi poco sul serio, mettendo armi assurde in mano a personaggi dalle battute improbabili. Dico a te, Borderlands 3. Che ci hai fatto aspettare sette, dico sette anni, quasi al livello del nuovo disco dei Tool, per poter tornare tra i canyon polverosi di Pandora. Domanda fatidica: ne sarà valsa la pena?

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Rai: ‘Internet Day’, programmazione dedicata per i 50 anni della rete

di Francesco Taglialavoro

Leonard Kleinrock (Foto Ansa/Epa)

Internet, la realtà che nessuno scrittore di fantascienza riuscì a prevedere, compie 50 anni il 29 ottobre. La prima trasmissione dati avvenne nel 1969 tra i computer dell’Università della California, a Los Angeles, e quelli dello Stanford Research Institute, vicino a San Francisco. L’invio in remoto di quei pochi bit di informazioni, attraverso la rete Arpanet, costituì il primissimo passo verso la creazione di un mondo online che, tramite Internet, collega oggi miliardi di persone in tutto il pianeta. Continua a leggere

Control, un incubo collettivo ad occhi aperti

di Dario Marchetti

Difficile dire cosa sia Control. Un videogioco? Uno sparatutto incollato a una trama dai risvolti incerti? Un’allucinazione collettiva a mezzo software? Forse più facile definirlo per ciò che non è. Ovvero non un’esperienza qualunque, non il solito tran-tran, non qualcosa capace di lasciare indifferente chi vi si trovi a metterci le mani sopra, dentro, attorno. Volete una dimostrazione? La protagonista Jess entra nell’edificio del Federal Bureau of Control, agenzia americana che si occupa di studio e contenimento di fenomeni paranormali. Agenzia che ha base nella Oldest House, un edificio che teoricamente non dovrebbe esistere, le cui dimensioni interne eccedono di molto quelle esterne e la cui struttura varia in continuazione e senza preavviso alcuno. Siete già storditi? Sentite questa. Arrivata con la scusa di un lavoro di assistente alle pulizie, Jess in realtà è alla ricerca del fratello, rapito anni prima dal Bureau. Per avere il posto dovrebbe sostenere un colloquio col direttore Zachariah Trench, che pochi minuti prima si è tolto la vita con un colpo di pistola. La stessa pistola vivente che Jess malauguratamente prende in mano, diventando così la nuova direttrice dell’FBC. Col compito impervio di respingere l’invasione degli Hiss, un entità proveniente da una realtà parallela e che sta infettando la nostra.

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