di Francesco Taglialavoro
I software sono un patrimonio ‘fragile’ e ne stiamo perdendo una parte. ‘Software Heritage’, una sorta di ‘Biblioteca di Alessandria del Software’, nasce per preservare e condividere tutti i software disponibili pubblicamente sotto forma di codice sorgente, cioè come testo di algoritmo del programma.
Alla guida del progetto, in cooperazione con l’Unesco, c’è Stefano Zacchiroli che il 24 aprile prossimo (ore 11:30), al Gran Sasso Science Institute (Gssi) all’Aquila, parlerà, nell’incontro “Software Heritage: Source Code Analysis”, dei 5 miliardi di file di codice sorgente unici riuniti nel più grande archivio esistente nel suo genere. Raccogliere, preservare e condividere sono le parole d’ordine del progetto.
Zacchiroli, professore associato di Informatica all’Università di Parigi Diderot, membro del progetto Debian, uno dei primi sistemi operativi liberi, ha fondato ‘Software Heritage’ insieme a Roberto Di Cosmo, membro del collegio docenti del dottorato in Informatica del Gssi. La fondazione diretta da Zacchiroli rilascerà come free/open source software tutti i programmi che produrrà, descrivendone architettura tecnica e processi e cercherà di incoraggiare la nascita di una rete per condividere la responsabilità della conservazione.
Nel corso dell’incontro al Gssi Zacchiroli farà il punto sullo stato dell’arte e sulle prospettive di ‘Software Heritage’, spiegherà come il suo archivio possa divenire oggetto di ricerca e come contribuisca alla creazione di una scienza aperta. Zacchiroli è attuale Cto del progetto Software Heritage, membro ufficiale del Progetto Debian dal 2001, dove è stato eletto capo progetto per tre mandati consecutivi; è stato direttore dell’Open Source Initiative (OSI) e ha ricevuto il premio O’Reilly Open Source Award 2015.