Castlevania Requiem: due giochi, due idee di mondo (e di Dracula)

di Dario Marchetti

Castlevania: Symphony of the Night è stato, ed è tutt’ora, un gioco talmente importante da aver contribuito, insieme a Super Metroid, nel ri-definire un intero genere videoludico, quello appunto dei Metroidvania. Ma quando nel 1997 sbarcò sulle nostre Playstation europee, pochissimi di noi sapevano che quei primi 5 minuti di gioco erano in realtà un flashback da un altro titolo della serie, Rondo of Blood, uscito fino a quel momento solo in Giappone. Una stortura alla quale Konami ha voluto rimediare con Requiem, una raccolta digitale che porta su Playstation 4 sia Symphony of the Night che, udite udite, lo sfuggevole e misterioso Rondo of Blood.

In realtà, ci sembra corretto dirlo, si tratta dello stesso identico pacchetto uscito nel 2008 su PSP, la prima portatile di casa Sony, sotto il nome di Dracula X Chronicles. Ma considerando che la console è ormai morta e sepolta, ri-pubblicare il tutto su PS4 è un’operazione necessaria quasi in termini archeo-videoludici, per consentire a nuovi e vecchi giocatori di godersi due titoli inseparabili tra loro. Perché se Rondo of Blood rappresenta il picco di quel Castlevania vecchio stile, fatto di livelli lineari e assenza di meccanismi di progressione, Symphony of the Night è l’inizio di una nuova era per la saga, fatta di grandi mappe esplorabili in lungo e in largo e un sistema da gioco di ruolo per la crescita del personaggio.

Due giochi, dicevamo, uniti tra loro in maniera indissolubile sia per ragioni storiografiche, con questa grande cesura nel mezzo, sia per ragioni narrative, visto che le vicende di Symphony avvengono appena 4 anni dopo Rondo, con molti personaggi presenti in entrambe le storie. Non che questa operazione sia priva di macchie. A partire dai menu di gioco, realizzati in maniera grossolana e poco intuitiva, fino all’assenza di ottimizzazioni per i moderni televisori 4K. E qualche purista rimarrà inorridito dal doppiaggio scelto per l’occasione, ovvero quello rivisto e corretto rispetto all’originale di Symphony of the Night, giudicato all’epoca goffo e di scarso livello, seppur ricco di frasi cult come la memorabile “What is a man? A miserable little pile of secrets” enunciata da Dracula in persona.

Si tratta comunque di piccole sviste, che poco incidono sulla grandezza di due titoli che ancora oggi, nonostante il peso degli anni sulle spalle, brillano più che mai. E che insieme alla fantastica serie uscita su Netflix, frutto del genio di Warren Ellis, ci fanno pensare che sia il momento giusto per un nuovo titolo, visto che è dal 2009 che i lavori sono fermi (se si escludono le “eresie” dello spin-off Lords of Shadow e il sequel spirituale Bloodstained: Ritual of the Night di Koji Igarashi). Capito, Konami?

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