Ni No Kuni II, ritratto del Re da giovane

di Dario Marchetti

 

Allacciate le cinture: un missile colpisce una grande metropoli degli Stati Uniti, ma il Presidente sopravvive perché viene magicamente teletrasportato in un altro mondo. Qui, ringiovanito di qualche decennio, si ritroverà ad aiutare il giovane Evan nel rifondare il regno che fu di suo padre, assassinato dal perfido Mausinger, una sorta di Jafar di aladiniana memoria, ma con le sembianze di un topo di fogna. Tutto regolare, parliamo di un videogioco made in Japan con ambientazione fantasy, ovvero Ni No Kuni II: Revenant Kingdom (PS4, PC), sequel di quel Ni No Kuni che una manciata di anni fa aveva trasporto in forma videoludica le suggestioni dello Studio Ghibli, quello del maestro Hayao Miyazaki (Il mio vicino Totoro, Porco Rosso, La Città Incantata, Il castello errante di Howl e tanti, tanti altri).

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A Way Out, la fuga per la libertà è un passo a due

 

di Dario Marchetti

I giochi in modalità cooperativa non se la passano benissimo. Fatta eccezione per pochi titoli indie, i gioconi dal budget milionario si affidano alla formula “affronta la stessa missione di prima, ma insieme a un amico”. Insomma, ci sono pochissimi prodotti davvero pensati per far risplendere il valore della collaborazione tra due videogiocatori. Tra questi senza dubbio A Way Out, opera seconda di Josef Fares (già autore dell’ottimo Brothers: A Tale of Two Sons) e nuova aggiunta alla collana Originals di Electronic Arts, disponibile su PC, Xbox One e Playstation 4.

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“No Facebook me”, le alternative Fsf

di Francesco Taglialavoro

Mark Zuckerberg Person of the Year, Time 2010

Un testo pubblicato da Matt Lee e John Sullivan sul sito della Free Software Foundation di Richard Stallman otto anni fa, ben prima quindi dello scandalo Cambridge Analytica e della protesta su Twitter #deletefacebook, spiega i motivi delle perplessità dei membri di quella fondazione, che ha un ramo europeo ed italiano, rispetto ai metodi usati dal social network di Zuckerberg, nominato persona dell’anno 2010 da Time. Continua a leggere

Sea of Thieves, l’insostenibile leggerezza dei pirati

di Dario Marchetti

I videogiochi a tema piratesco degni di questo nome si contano sulle dita di una mano monca con tanto di uncino. Primo fra tutti, sua maestà Monkey Island, che sui luoghi comuni del genere ha costruito una delle serie punta-e-clicca più belle di sempre. Sea of Thieves, appena uscito su PC e Xbox One, porta sulle spalle non solo il peso del dover ridare lustro al settore dei filibustieri poligonali, ma anche di riportare in auge la Rare, software house che soprattutto in epoca Nintendo (Donkey Kong Country, Banjo-Kazooie, Goldeneye 007, Perfect Dark) aveva ottenuto uno status leggendario, salvo poi cadere in disgrazia negli ultimi 10 anni, con titoli dimenticabili e spesso dimenticati.

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