Call of Duty WWII, salvate il soldato sparatutto

di Dario Marchetti

C’era una volta Medal of Honor, quello che per moltissimi videogiocatori è stato lo sparatutto di guerra per eccellenza. Un primato sottrattogli poi da Call of Duty, che nel 2003 ha ridefinito tempi, modi e meccaniche di questo genere, traghettandolo via via verso l’Olimpo del multiplayer online. E se per i primi titoli anche questa saga aveva adottato la Seconda Guerra Mondiale come ambientazione, nel 2007, con Modern Warfare, viene scritta la dottrina del presente e subito dopo quella del futuro. Oggi, dieci anni dopo, Call of Duty torna a strisciare nel fango delle trincee. E nonostante il fumo e i colpi di mortaio, (ri)porta una bella ventata d’aria fresca sulla serie.

Decrescita felice
La proiezione verso il futuro e la necessità di introdurre ogni anno nuove meccaniche di gioco ha trasformato Call of Duty in una massa ipertrofica di potenziamenti e assurdità, con partite multigiocatore dai ritmi schizofrenici per non dire frustranti tout court. Certo, a qualcuno sarà piaciuto il potersi trasformare in una bestia meccanica a quattro zampe in grado di sbranare avversario dopo avversario, ma chi vi scrive desiderava da tempo un ritorno alla tattica più ragionata, dove contano i riflessi e non quanti power-up hai agganciato al tuo fucile positronico. Ed è a quella semplicità che WWII intende tornare.

Omaha Beach
Lo sbarco degli alleati sulle spiagge della Normandia, o D-Day se preferite, è ormai un genere letterario a sé, visto, rivisto e stravisto in ogni salsa possibile. La più popolare è forse quella del “soldato Ryan” spielberghiano, pellicola alla quale la campagna di COD WWII si ispira senza farne mistero alcuno. E’ infatti ad Omaha Beach che iniziano le storie di Daniels, Zussman, Pierce, Turner (alcuni interpretati da star di Hollywood come Josh Duhamel e Jeffrey Pierce) e gli altri soldati della prima divisione di fanteria, ognuno con una sua personalità ben distinta. Un tentativo di creare empatia tra il giocatore e i suoi compagni, quasi una “Band of Brothers”, tanto per tornare in casa Spielberg/Hanks, che però riesce solo in parte visto che i dialoghi, complice anche il doppiaggio italiano un po’ zoppicante, non risultano proprio memorabili e il tempo di conoscere a fondo i personaggi, tra un’esplosione e una fuga, è sempre troppo poco. Niente da dire invece sul gameplay, ritmato, ricco di momenti epico-cinematografici (grazie anche a grafica e audio in grande forma) e con l’addio all’energia vitale “ricaricabile”, sostituita da un sistema di medkit da trovare sul campo di battaglia.

Granate, fucile ed occhiali
Bene il giocatore singolo, benissimo il multigiocatore online. Lontano dal caos degli ultimi titoli, il sistema si basa al solito su classi militari, dalla fanteria alle demolizioni, dai ricognitori ai parà, ognuna con le sue peculiarità in termini di abilità e armi. Più giochi con una classe, più esperienza guadagni e più potenziamenti sblocchi. Stavolta però, sia ringraziato il passato, non ci sono droni telecomandati, buchi neri portatili e altre amenità. Gli scontri a fuoco tornano a essere decisi da pochi colpi di fucile ben piazzati o al massimo qualche granata lanciata con precisione. Le modalità di gioco sono tante, zombi compresi, e tutte abbastanza varie da offrire divertimento per molte, moltissime ore.


Call of Destiny
C’è però un ma. Come in molti videogiochi di questi mesi, anche in COD WWII ci sono le cosiddette “loot box”, letteralmente delle casse da guadagnare ed aprire per sbloccare oggetti, che in questo caso sono solamente di tipo cosmetico. Per fortuna, aggiungiamo noi, visto che oltre che coi crediti guadagnati all’interno del gioco, queste scatole sono ottenibili anche pagando denaro vero. Gli sviluppatori le hanno inserite all’interno del Quartier Generale, un campo d’addestramento dove incontrare altri soldati, quasi un social network virtuale. Un elemento che ricorda molto da vicino le aree sociali di Destiny, altro gioco in mano all’editore Activision, dal quale WWII rubacchia anche l’idea delle sfide quotidiane e settimanali, ovvero obiettivi specifici da completare per ottenere altro bottino. Nulla di obbligatorio, certo, ma una piacevole aggiunta per chi, fortunello, ha il tempo di giocare tutti i santi giorni.

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