di Dario Marchetti
Ogni mattina, nella Terra di Mezzo, un orco si sveglia e sa che dovrà scalare i ranghi dell’esercito di Sauron. Ogni mattina, nella Terra di Mezzo, un ranger immortale e un elfo spiritico si svegliano e sanno che dovranno far fuori un bel po’ di orchi. Che tu sia un orco o un ranger immortale, l’importante è sapere che L’Ombra della Guerra è l’atteso seguito de L’Ombra di Mordor, che nel 2014 ci aveva fatto radicalmente cambiare idea sulla qualità dei videogiochi legati a film e libri.
La mia nemesi
Il nuovo titolo, ambientato nell’universo tolkeniano del Signore degli Anelli, vede nuovamente protagonisti Talion, ranger la cui famiglia è stata sterminata dalle armate di Sauron, e Celebrimbor, l’elfo responsabile per la creazione dei celeberrimi anelli del potere, quelli che danno il nome alla saga stessa. Al centro del gioco c’è poi la stessa idea: città dopo città, ambientazione dopo ambientazione, per indebolire Sauron, il nostro Talion dovrà indebolire l’esercito orchesco facendo fuori i pezzi grossi, partendo dai ranghi più bassi fino ai generali. Ritorna quindi anche il “Nemesis System”, geniale invenzione del prequel, che trasforma ogni orco in un personaggio dotato di punti di forza, paure, debolezze e personalità. Un orco sconfitto con una freccia scagliata al volto, potrebbe ad esempio tornare a farsi vivo più avanti, con tanto di benda piratesca e desiderio di vendetta. Così come il luogotenente che ci ha appena sconfitto, che al prossimo scontro sarà salito di rango e quindi ancora più ostico da eliminare.
Talion lo stratega
Man mano che si avanza con la storia, L’Ombra della Guerra si trasforma lentamente da gioco d’azione in terza persona a simulatore di strategia bellica: gli orchi sconfitti e assoggettati andranno infatti a ingrossare le fila del nostro esercito, utile per lanciare attacchi a tutto campo contro le fortezze di Sauron, con battaglie su grande, grandissima scala, quasi degne di quanto accaduto al Fosso di Helm. C’è da dire che il gioco in generale è ricchissimo di luoghi e cose da fare: in qualsiasi città ci si trovi, basta aprire la mappa per trovare decine e decine di oggetti collezionabili, missioni secondarie, obiettivi segreti. Per non parlare della quantità di abilità da sbloccare per Talion e Celebrimbor (tra cui un doppio salto che vi cambierà la vita) e l’equipaggiamento da scovare per potenziarsi sempre di più. Un’abbondanza che farà felici i maniaci del completamento ma che potrebbe scoraggiare i giocatori meno assennati: aprire la mappa e ritrovarsi circondati da decine di simboli rischia infatti di rendere la progressione un po’ troppo confusionaria e/o dispersiva.
Tolkien chi?
Il bello, almeno per chi scrive, di questa saga è la sua dichiarata volontà di prendere il paradigma Tolkeniano e apportare delle modifiche che farebbero inorridire i puristi. Solo che a differenza di qualche tie-in di basso profilo, L’Ombra della Guerra (così come il suo predecessore) punta molto, ma molto in alto, mettendoci al centro di eventi come la creazione stessa degli Anelli del Potere, per poi collegarsi alle vicende raccontate nei film e nei libri. Uno sforzo non da poco e che non sempre funziona come dovrebbe, ma che a conti fatti è molto meglio di quei titoli che si limitano a replicare quanto già visto al cinema o letto su carta. Con buona pace di Gandalf, Frodo e il resto della Compagnia.