Metti un pinguino nel motore

di Francesco Taglialavoro

Intervista a Michele Paolino, ingegnere informatico italiano che lavora in Francia come Virtualization R&D Architect, sull’uso di Linux e del software Open source nel settore automobilistico e nelle reti di telecomunicazioni

Hai studiato a Bologna e lavori in Francia perché?
Ho studiato Ingegneria informatica a Bologna e lavoro per Virtual Open Systems, un’azienda francese che ha come obiettivo quello di sviluppare soluzioni innovative per la virtualizzazione. Lavoriamo molto con Linux e soluzioni open source, in particolare nei settori automotive e networking. Cercavo una posizione stimolante, che mi desse la possibilità di crescere professionalmente, di lavorare con l’open source e di imparare continuamente cose nuove. In Virtual Open Systems ho trovato tutto ciò. Facciamo cose molto interessanti, sempre all’avanguardia.

Le auto e il software open source, citi qualche caso di applicazione?
Il caso della Toyota Camry Model Year 2018 penso sia l’esempio più interessante di uso di tecnologie open source nelle automobili.

L’ingegner Paolino si riferisce ad un prossimo impiego di Linux nelle auto annunciato per il 2018 dalla casa giapponese che ha attinto al codice sviluppato nell’ambito della piattaforma AGL Automotive Grade Linux, adattandolo alle esigenze delle proprie vetture.

Proprio Michele Paolino in un articolo a sua firma su Linux.com ricostruisce la sua esperienza con la comunità Automotive Grade Linux all’interno della quale ha dato vita al Virtualization Expert Group (EG-VIRT), un gruppo di esperti che ha come obiettivo quello di introdurre la virtualizzazione nelle nostre auto.

“È stato calcolato – dice Paolino – che oggi una moderna vettura di fascia alta esegue circa 100 milioni di righe di codice distribuite in centinaia di schede computerizzate sviluppate ad-hoc per le funzioni di intrattenimento e per supporto alla guida (controllo crociera, assistente di parcheggio e di frenata, ma anche aria condizionata, etc.).
Le difficoltà di gestione e di organizzazione di tutte queste funzionalità software stanno raggiungendo il limite.
Per fare un paragone, il numero di linee di codice eseguite da un Boing 787 (un aereo da circa 300 passeggeri) è 10 volte più piccolo, mentre quelle dello Space Shuttle è addirttura circa 100 volte minore.
Vi è dunque la necessità di semplificare una situazione che ingegneristicamente sta diventado molto complessa e che sta limitando le possibilità di innovazione del settore automotive. Gli sforzi impiegati nella gestione di questa complessità infatti tolgono energie allo sviluppo di funzioni innovative oggi richieste dal mercato quali ad esempio la guida autonoma”.

La soluzione a questo problema – secondo l’ingegnere italiano – è la virtualizzazione, che consente di ridurre le schede computerizzate a bordo delle vetture, di semplificare la gestione del software (supporto, aggiornamento, etc.) e di abbassare i costi dei sistemi elettronici.

“Il mio obiettivo all’interno di EG-VIRT è quello di integrare uno o più hypervisor in AGL, in modo che i costruttori di auto possano usare questa distribuzione come base di partenza per lo sviluppo di vetture con funzioni software virtualizzate. Il lavoro è già iniziato e, grazie a ciò, la comunità AGL è oggi in grado di eseguire l’hypervisor KVM sulla piattaforma R-Car M3 di Renesas.

L’automobile del futuro, sempre connessa e intelligente, pone delle sfide molto impegnative sia per quanto riguarda la sicurezza che per ciò che concerne le prestazioni della parte informatica. In questo contesto, l’utilizzo di soluzioni a codice aperto come AGL sarà determinante per fornire soluzioni innovative. Infatti, solo facendo leva su codice esistente e sulle conoscenze di una folta comunità di sviluppatori è possibile concentrarsi al massimo sulle nuove funzionalità e raggiungere obiettivi complessi.

Inoltre il motore elettrico sta rivoluzionando il mondo dell’auto dall’interno. Infatti, nonostante siano ancora da risolvere importanti problemi alle batterie, i motori elettrici sono molto più semplici di quelli termici.
Filtri per le emissioni, candele, iniettori, cilindri, frizioni e altre tecnologie meccaniche che fanno oggi parte del know-how delle aziende che producono auto diesel e benzina, non esistono nelle auto elettriche. Di conseguenza, la parte elettronica e informatica delle auto di prossima generazione sarà una delle componenti determinanti al momento dell’acquisto. Aziende come FCA dovranno trasformarsi sul modello di Apple e Google per essere al passo con questa rivoluzione”.

Da quando usi Linux e cosa dà in più rispetto ad altri Sistemi operativi?
Uso Linux dal 2004. Facevo le superiori, Mandriva fu la mia prima distribuzione, poi sono passato a Ubuntu ed oggi uso Fedora. Quello che apprezzo di Linux e delle sue distribuzioni è il fatto che è sempre possibile capire nei dettagli cosa succede nel sistema.

Altri progetti a cui stai lavorando?
La virtualizzazione è oggi una tecnologia pervasiva, che trova numerose applicazioni nei contesti più diversi, dai droni all’automotive, passando per l’internet delle cose per la fabbrica del futuro (o industria 4.0). Facendo molto attività di ricerca, tutte queste aree sono di interesse per il mio lavoro.
Ad ogni modo, uno degli ambiti di maggiore interesse a cui sto lavorando oggi è quello delle telecomunicazioni. Le reti mobili di quinta generazione (5G) saranno infatti altamente virtualizzate e richiederanno l’utilizzo di acceleratori hardware per garantire latenze molto basse e prestazioni elevate. In questo campo, anche noto come Network Function Virtualization (NFV), sono a lavoro per sviluppare soluzioni di virtualizzazione di acceleratori FPGA.

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